jueves, 6 de octubre de 2011

VA' PENSIERO....


Quali sono i problemi di cui parla Muti dell'Italia d'oggi? Che cosa significò il coro "Va' pensiero" all'epoca di Verdi? Che può significare adesso?

LÀ CI DAREM LA MANO

Siete in grado di correggere la fonetica di questo famoso duetto di Don Giovanni?
Enjoy!!!!

domingo, 18 de septiembre de 2011

LESSICO TEATRALE


AIUTO-REGISTA

ALLESTIMENTO (reparto)

BUCA (concha del apuntador)

CARATTERE: è il personaggio nelle sue particolarità psicologiche e comportamentali, germogliato sul cosiddetto tipo che invece conferma sempre gli stessi elementi. Nel racconto è più vivo che nel dramma, e nel dramma recitato più vivo che nel dramma cantato. Ma dopo la commedia goldoniana, Gluck e la commedia dapontiana prodotta per Mozart, vivono di un'inedita trasparenza realistica e vengono a distinguirsi l'un dall'altro come nel teatro di prosa. Anche con il Rossini comico il carattere sa acquisire una sua chiarezza, ma è con l'opera ottocentesca che si affermano, come rivelano i personaggi verdiani e pucciniani.
COMPAGNIA: fra il grande evento cortigiano degli inizi e la tipica rappresentazione operistica fondata sulla circolazione dei singoli cantanti, nel pieno '600 si pone un periodo in cui l'allestimento di uno spettacolo è affidato alle compagnie itineranti, dotate di artisti e numeri di repertorio più o meno fissi. È così che nel 1637 s'apre il primo teatro pubblico, il S. Cassiano di Venezia, con una compagnia di musicisti romani e veneziani. E così fece la sua fortuna l'apprezzata compompagnia dei Febiarmonici, che come sistema prendeva le mosse dagli errabondi comici dell'arte.
Compagnie si chiamarono poi quei gruppi di artisti lirici che viaggiavano producendo spettacoli in maniera più occasionale: gli italiani chiamati a Vienna, i cantanti scritturati a Londra da Händel, fino ai gruppi che a luogo hanno attraversato l'Oceano Atlantico per visitare gli Stati Uniti, il Messico, l'Argentina.

COMPARSA (figuración)

CONSULENTE ARISTICO (asesor artístico)

COREODRAMA: il ballo ideato all'inizio dell'800 da Salvatore Viganò e variamente collegato col melodramma. Eseguito tra gli atti delle opere e applauditissimo, il coreodramma rappresentava la perfetta fusione fra la danza e la mimica, fra il virtuosismo del ballo e l'espressività del dramma.

COSTUMISTA (creador vestuario)

CREATORE/TRICE: il primo interprete di un personaggio.

DEBUTTO 

DECLAMATO: son declamati quei rari passi d'opera che impongono alla voce cantante di recitare, come di regola le letture delle lettere e svariati momenti d'intonazione veristica ("E avanti a lui tremava tutta Roma!").

DIDASCALIA (acotaciones)

DIRETTORE (ARTISTICO, DI SCENA, D'ORCHESTRA) / DIREZIONE

DISPOSIZIONE SCENICA: la pubblicazione delle piante dei palcoscenici teatrali fornite da disegni, schizzi, didascalie, sigle, frecce, nomi di cori e personaggi, movimenti, insomma, è l'antenata della moderna regia e scenografia.

FARSA: sui libretti eran definite farse, tra il '700 e il primo '800, quelle opere comiche che in uno o talvolta due atti venivano a durare all'incirca la metà delle normali opere comiche, o spesso anche parecchio meno; accanto alla brevità era, non obbligatoria ma consigliabile una vicenda buffonesca.

GENERE: di solito si parla di tre sottogeneri; serio, comico o buffo, semiserio. Ma che le distinzioni siano più numerose e spesso capziose è dimostrato bene del catalogo teatrale di Mozart, l'operista più compromesso con tutti i generi e sottogeneri musicali. A parte alcuni lavori incompiuti, Mozart ha lasciato 21 lavori teatrali: musiche di scena e balletti, un Singspiel sacro, una commedia latina, cinque opere buffe, quattro Singspiele, tre opere serie, una serenata teatrale, un'azione teatrale, due drammi per musica, due dramma giocosi, una commedia con musica.

IMPRESARIO: dopo inizi cortegiani (a Firenze, a Mantova), è nella Venezia del pieno '600 che l'opera assume i caratteri organizzativi e professionale che non perderà mai, pur nel mutare dei particolari: tra gli esecutori che lavorano per guadagnare e il pubblico che paga per divertirsi si pone la figura centrale dell'impresario, organizzatore esperto di fatti economici e artistici. Varia l'origine sociale: aristocratici o borghesi, uomini di cultura e teatro come scenografi, librettisti, compositori (Vivaldi), cantanti. Tra il '600 e il '700, l'impresario si prende in affitto il teatro, individua i cantanti fissando i compensi, si affida la stesura del dramma a un poeta per musica, si scritura un compositore, si provvede all'allestimento scenico, sempre sul fondamento finanziario dell'affitto dei palchi. La figura dell'impresario si è prolungata certamente insieme al nuovo rilievo acquisito da altre figure: all'epoca di Verdi all'impresario s'annetté la figura del editore, interessato a difendere un prodotto che è anche suo; e più tardi sarebbe nata la figura del direttore artistico nei teatri gestiti dai nobili o dai comuni.

IMPROVVISAZIONE

INTERMEZZI 

INTERPRETAZIONE

INTRECCIO: la trama di un'opera ha due versioni: quella logica, verosimile, che si trova nella fonte del libretto; e quella applicata al libretto stesso, che adatta la prima a suo comodo, tagliando, aggiungendo, spostando fatti e personaggi, cioè l'intreccio. Per esempio, nella Traviata l'intreccio s'incentra su taluni fatti omettendo altri fatti che sono essenziali come, tra il primo e il secondo atto, il ripensamento di Violetta e la sua resa alla passione di Alfredo, e fra il secondo e il terzo atto la promessa mantenuta, la disfida che ebbe luogo, il ferimento del barone, la lontananza di Alfredo, l'apprendimento della verità da parte dal giovane e il suo imminente ritorno col padre. Tutto quanto, insomma, Violetta legge nella lettera del terzo atto, per informare giustamente gli spettatori.

LIBRETTISTA: La storia annovera casi diversi: a volte il librettista è lo stesso musicista; a volte il rapporto con il musicista è nullo, come capita con tanti testi di Metastasio liberamente assunti da maestri diversi e lontani anche nel tempo; a volte il rapporto si stringe al punto che il librettista diventa un semplice versificatore, come Piave per Verdi; a volte la collaborazione è molto stretta come tra Calzabigi e Gluck o Da Ponte e Mozart. Librettisti famosi italiani furono Metastasio, Da Ponte, Illica, Piave, Rossi, Goldoni, Romani, Cammarano, Ghislanzoni.

LIBRETTO: questo "piccolo libro" contiene il testo letterario cui classicamente fornisce una regolare struttura di atti e scene, pezzi silistici e pezzi d'assieme, recitativi (di versi endecasillabi e settenari) e arie (spesso di senari, settenari, ottonari, decasillabi).
Non sono quasi mai originali, ma derivano da romanzi, drammi, storie, novelle, poemi, tragedie, commedie, fiabe, ed altre fonti che sono anche opere di scrittori illustri come Euripide, Virgilio, Ariosto, Tasso, Shakespeare, Corneille, Racine, Voltaire, Goethe, Schiller, Scott, Byron, Hugo, ecc. Pubblicazione meno costosa e più accessibile della partitura e dello spartito, il libretto è stato sempre stampato e quindi rimane spesso come unica documentazione di un'opera o di uno spettacolo (dei melodrammi di Albinoni la musica è perduta e restano solo i libretti)
.
LOGGIONE (paraíso, gallinero)

MAESTRO AL CEMBALO: fino ai primi decenni dell'800 era il musicista che all'opera accompagnava i recitativi secchi (improvvisandone la realizzazione) e sovrintendeva all'assieme anche scenico dell'esecuzione (a fianco del primo violino che attendeva l'orchestra).

MAESTRO SOSTITUTO (repetidor)

MESSINSCENA

MUSICISTA

MUTAZIONE SCENICA

OPERA, OPERA BUFFA, OPERA DA CAMERA, OPERETTA

OPERA REGIA: inizialmente era il nome dato a un particolare scenario della commedia dell'arte: personaggi di sangue reale avvolti in pericolose avventure che però si risolvevano felicemente. Il nome rimase per certe opere del '600 come L'incoronzaione di Poppea.

PALCOSCENICO

PANITALIANO: i primi decenni della vita dell'opera si svolsero in alcuni centri italiani, a Firenze, a Roma, a Mantova, a Bologna; quindi a Venezia, a Milano, a Napoli e altrove. Quando però lo stile veneziano e quello napoletano, i più fervidi e copiosi, almeno in parte si uniformarono e si diffusero in tutt'Italia e di qui in Europa, allora il melodramma assunse dei caratteri complessivamente regolari e coerenti, meritando l'appellativo di panitaliano, cioè "tutto italiano". Il tardo '600 e quasi tutto il '700 rappresentano la fortuna dell'opera panitaliana.

PEZZO: il pezzo chiuso (o numero chiuso o anche forma chiusa) è  uno dei fondamenti della musica vocae italiana dal '600 fino all'800. Si tratta delle varie parti che compongono gli atti dei melodrammi: arie, romanze, rondò, canzoni, barcarole, brindisi, serenate, duetti, terzetti, quartetti, quintetti, sestetti, preludi, ouvertures, sinfonie, scene, recitativi, cori, concertanti, finali, preghiere, , marce, ballabili.

PIANISTA ACCOMPAGNATORE

PLATEA: dapprima tenuto libero per balli, tornei, mascherate (specie in Francia, fu poi assegnato agli spettatori meno abbienti che non potevano permettersi l'acquisto dei palchi; nell'800 era occupato da ufficiale, borghesi, studenti, stranieri di passaggio; molto più tardi sarebbe divenuta luogo privilegiato. Quanto ai posti, le comode ed eleganti poltrone vellutate odierne erano anticamente delle rozze sedie che si affittavano all'entrata e si disponevano come capitava.

PRIMA: nel vocabolario teatrale è la prima rappresentazione di uno spettacolo.

PROGRAMMA DI SALA

PROVA, PROVA GENERALE

QUINTA DI PALCOSCENICO: note già al teatro del '500, le quinte sono un elemento portante della scenografia, di cui contribuiscono all'effetto prospettico

RECITATIVO

REGIA (dirección)

REPLICA: tutte le rappresentazioni di un'opera dopo la prima.

RIDOTTO: è un locale abbastanza ampio dove il pubblico si raccoglie durante gli intervalli delle rappresentaioni. Nei teatri italianai sta di solito all'altezza del secondo ordine dei palchi.

RUOLO

SCENA

SCENOGRAFIA: come precisa Enio Sindona, nei quattro secoli di vita il teatro lirico ha sperimentato vari proggettti scenegrafici: un'imitazione semplice, minuta, fedele, concreta della realtà; un'invenzione astratta, geometrica, complessa, fastosa, insomma architettonica; un'interpretazione simbolica, libera e schematica; una soluzione atmosferica tanto immateriale quanto allusiva e suggestiva. Nata quando la prospettiva vigeva già da secoli, si è subito avvalsa degli effetti scenici degli intermedi cinquescenteschi, dipingendo quinte e fondali con immagini di cieli e di mari, di giardini e di regge, di isole favolose e di luoghi infernali. Poi ha scoperto il fascino dell'angolo, dello scorcio asimmetrico. Quindi, cominciando a servirsi del cosiddetto "rovinismo" (gusto per le rovine), pian piano dal Barocco è passata al Neoclassicismo, non meno spetacolare ma più sobrio e verosimile. Più sensibile il Romanticismo  ebbe la necessità della verosimiglianza già avvertita dall'opera buffa. Con Adolphe Appia e Gordon Craig la scenografia degli ultimi anni dell'800 e i primi del '9000 è illusionistica ma senza più l'ingenuità della scena dipinta. Quando poi, nel pieno '900, agli scenografi puri subentrano i pittori da cavaletto, come Picasso o Giorgio De Chirico, l'interpretazione simbolica o atmosferica ne comincia a far parte, e rimarrà assieme alla soluzione realistica (come quelle di Franco Zeffirelli, Pier Luigi Pizzi, Luciano Damianai, Ezio Frigerio, Luca Ronconi).

SELVA: librettista, compositore e impresario sottoponevano la selva alla censura: era un fitto riassunto dell'opera, un programma steso in prosa che mancando solo della versificaione dava già un'idea precisa del lavoro definitivo.

SIPARIO

SOGGETTO: argomento. Nel teatro di prosa recitare a soggetto significava improvvisare senza canovaccio.

SOVRINTENDENTE (gerente)

SPARTITO

STAGIONE: Nel '600 la pubblica stagione aveva luogo regolarmente durante il Carnevale, a Venezia; meno regolare ma eventualente ancora carnavalesca era poi negli altri centri italiani. Nel '700 la stagione del Carnevale era diffusa in parecchi teatri, e dal 26 dicembre fino al giorno delle Ceneri comprendeva due o tre opere con balli e diverse repliche; qualche stagione motivata per esempio dal concorso di gente a manifestazioni fieristiche, poteva tenersi durante l'Ascensione, la Quaresima, in Autunno. Per il primo '800, fino a che la stagione non diviene una sola, dal 26 dicembre alla Pasqua, dunque Carnevale e Quaresima insieme. Attualmente le stagioni liriche in Italia iniziano abbastanza liberamente ad autunno avanzato (alla Scala l'inizio è fisso per il giorno di S. Ambrogio, il 7 dicembre) e occupano quasi tutta la primavera; nelle città che prevedono festival (Firenze) e stagioni estive (Verona) le stagioni cosiddette invernali sono più brevi.

SUCCESSO

SUGGERITORE: detto anche rammentatore.

TEATRO: fu l'uomo del Rinascimento che, ammirato delle sperienza classiche, provvide alla costruzione dei teatri, dopo il lunghissimo Medio Evo che agli spettacoli non dava specifiche sedi chiuse. Nonostante si seguitasse a far uso di palcoscenici improvvisati, il teatro fu ricalcato sui modelli classici: una gradinata semicircolare antistante la scena architettonica, dunque fissa, come nell'Olimpico di Vicenza, e anche uno spazio inserito fra le due parti per i tornei, come nel Mediceo di Firenze, nell'Obizzi di Ferrara, nel Farnese di Parma. Ma era prossimo il teatro moderno già con la Sala di Bologna, il Falcone di Genova, e altri a Venezia e altre città: una struttura a ferro di cavallo con palchi da affittare per l'intera stagione, platea per gli spettatori della singola serata, palcoscenico per gli spettacoli con scene dipinte e mobili.
In seguito s'arrichisce e si perfeziona con diverse soluzioni per la platea, aree di servizio, aspetti monumentali, portici per le carrozze, ecc. E sorgono l'Argentina di Roma, il Regio di Torino, il Filarmonico di Verona, il Comunale di Bologna, il S. Carlo di Napoli, S. Benedetto di Firenze, la Scala di Milao, la Fenice di Venezia.

TRAVESTIMENTO: fatto teatrale, d'intreccio e non di musica (Le nozze di Figaro è pieno di travestimenti).

UFFICCIO STAMPA (gabinete de prensa)















LESSICO DELL'OPERA LIRICA

LESSICO DELL'OPERA LIRICA

AFFETTO: il senso, il sentimento diverso, la passione più o meno forte.

ARIA: la bella immagine che allude a un celeste soffio della natura define l'assolo vocale di un'opera. La tipologia formale è molto complessa. Nel primo '600 emerge la semplice aria, detta canzonetta, che distribuisce lo stesso canto a strofi diverse (aaa…). Dalla seconda metà del secolo con il belcanto trionfa l'aria cosiddetta "con da capo", con due sezioni contrastanti (di testo e musica) e poi lascia l'obbligatoria replica della prima alla fantasia improvvisata dell'interprete (aba'). Dalla fine del '700 alla metà del '800 si fa strada l'aria bipartita, nella quale, in genere, la prima parte è dolce, melodica, abbastanza lenta, e la seconda, destinata a una replica con variazioni e detta cabaletta, piuttosto veloce e virtuosistica (ABB'). Inserita dapprima come contemporanea distrazione della continuità del recitativo, presto l'aria diviene il nucleo del melodramma; nel '600 e '700 di regola segue un recitativo secco (dello stesso personaggio o anche di altri) e conclude la scena; nel tardo '700 e nella prima metà dell'800 segue un recitativo secco o accompagnato, oppure sempre più spesso un'ampia scena che raccoglie vari personaggi e il coro (poi chiamato a partecipare all'aria stessa).
            Al di là della forma, l'aria si distingue per situazione drammatica: è preghiera, racconto, lamento, "di dubbio", "di pazzia", "di catene", "di tempesta" e così via; oppure per stile vocale: di bravura, di mezzo carattere, aria parlante.

ARIA AGGIUNTA: aria aggiunta dal compositore dopo essere andata in scena l'opera.

ARIA ALTERNATIVA: aria aggiunta in sostituzione di una precedente.

ARIA DI BAULE: nel baule di un cantante c'era sempre posto per lo spartito di un'aria la cui esecuzione riusciva sempre bene, dunque pronta a diventare aria alternativa o aggiunta.

ASSOLO: brano musicale affidato a un solo escutore, strumentale o vocale, in un complesso di strumenti musicali.

BATTUTA

BISTICCIO: alla fine del cantabile della sua cavatina il basso dell"Elisir d'amore di Romani e Donizetti canta "poiché in premio del mio dono / ne riporto il tuo bel cor"; ma il canto nos conosce certe pause, e le ultime due parole suonano come "Belcor" che à appunto il nome del personaggio.

CABALETTA: drammaticamente rappresenta il momento dell'aria decisivo per l'azione, scattato dopo la stasi del cantabile: così la scena, aperta nel dubbio, si chiude nella certezza.

CANTATA ITALIANA:  Nasce con la monodia como canto solista e mette alla rivalta delle forme polifoniche della canzone profana. comincerà a svilipparsi con Carissimi y Rossi. Con la scuola napolitana (Hasse, Scarlatti, Vinci, Leo) e con Händel, prenderà  la struttura dell'opera seria.
 
CANZONE: che un cantante canti è normale, in melodramma; che canti un personaggio è poco fraquente, invece. Quando comunque s'immagina che un personaggio canti proprio come canterebbe se agisse in una commedia recitata, ecco che i compositore non sa esimersi dal chiamar canzone il pezzo (ballata se il tono è più narrativo che lirico). Così la canzone di Doretta della Rondine, la canzone del velo in Don Carlos, la canzone del salice in Otello.

CAVATINA: è solo con Rossini e i contemporanei che comincia ad essere quanto sarà trionfalmente fino a Bellini, Donizetti e Verdi: un'aria bipartita che presenta un personaggio con una certa presenza vocale e scenica canteranno una, di solito nel primo atto.

COREODRAMA: il ballo ideato all'inizio dell'800 da Salvatore Viganò e variamente collegato col melodramma. Eseguito tra gli atti delle opere e applauditissimo, il coreodramma rappresentava la perfetta fusione fra la danza e la mimica, fra il virtuosismo del ballo e l'espressività del dramma.

DECLAMATO: son declamati quei rari passi d'opera che impongono alla voce cantante di recitare, come di regola le letture delle lettere e svariati momenti d'intonazione veristica ("E avanti a lui tremava tutta Roma!").

ESEGUIRE: interpretare una composizione musicale.

INTERMEZZI: l'opera del '600 era spesso eroicomica, cioé di argomento serio ma mescolato con personaggi e scenette buffe: in genere i grandi personaggi storici o mitologici si esprimevano seriamente, i loro servi invece comicamente. Quando, alla fine del secolo, soprattutto dal lavoro del librettista Apostolo Zeno, le scenette buffe, che giá si erano spostate verso la fine dei singoli atti, non furono elliminate ma staccate del corpo dell'opera e trasformate in intervalli. Intermezzi, appunto, due intermezzi per tre atti delle opere serie. Da Venezia l'abitudine si duffuse nell'Italia settentrionale e poi a Napoli.
Nei due intermezzi (spesso detti intermedi, all'antica) c'erano due cantanti buffi; le vicende erano molto semplice, spesso dispetti e litigi confluenti nella pace e nel matrimonio.
           
MADRIGALE: Il madrigali del Trecento per due o tre voci, ebbero como poeti a Petrarca, Boccaccio, Sacchetti e Soldanieri, di tematica amorosa. Ne. XVI e all'inzio del XVII divenne un genere altamente artistico di espressione manierista. I principali poeti furono Arisoto, Bembo e Tasso. I principali compositori furono  Palestrina, Verdelot, Festa, De Monte.
I madrigali di Monteverdi, Gesualdo e Marenzi appartengono alla  sua epoca tardiva: in essi ci sarà più espressività e vistuosismo. Monteverdi è il massimo rappresentante.

OBBLIGATO: si chiama così anche il recitativo accompagnato.

OPERA, OPERA BUFFA, OPERA DA CAMERA, OPERETTA

PARLANDO: un'indicazione che chiede semplicità, chiarezza di pronuncia.

PARLATO: nell'opere tradizionali a volte si usa (letture di lettere ed altri momenti drammatici o buffi).

PEZZO: il pezzo chiuso (o numero chiuso o anche forma chiusa) è  uno dei fondamenti della musica vocale italiana dal '600 fino all'800. Si tratta delle varie parti che compongono gli atti dei melodrammi: arie, romanze, rondò, canzoni, barcarole, brindisi, serenate, duetti, terzetti, quartetti, quintetti, sestetti, preludi, ouvertures, sinfonie, scene, recitativi, cori, concertanti, finali, preghiere , marce, ballabili.

RECITATIVO: percorre tutta la storia e la geografia dell'opera. Essendo il melodramma un'azione e rappresentazione musicale, il recitativo è essenziale perché è il veicolo appunto del dramma. A seconda della sua presenza o meno di strumenti, troveremo i recotativo secco e l'accompagnato.

SPARTITO: riduzione della partitura per una o piú voci e piú strumenti a una scrittura per le stesse voci e una tastiera, che viene a riassumere tutti gli strumenti.

STORNELLO: poesia di carattere popolare che s'usava improvvisare nelle campagne toscane sopra motivi ricorrenti.

SUONO: gli attributi del suono in italiano sono: chiaro, limpido <-> confuso, opaco; cristallino, argentino <-> rauco; vivace,vibrante, metallico, squillante <-> spento; cupo, sordo; piacevole, grato, gradevole <-> spiacevole, sgradevole; morbido <-> duro; dolce <-> aspro; soave, melodioso, modulato, armonioso <-> stridulo, stridente, disarmonico; alto <-> basso; acuto <-> grave; forte, potente <-> debole, fioco, fievole, tenue, sommesso, smorzato, lieve, impercettibile; articiolato <-> inarticolato; leggero <-> pessante.






CORRISPONDENZA

Nella corrispondenza è importante saper usare le formule appropriate per cominciare (formule di apertura) e per finire (formule di chiusura).

1. Collega al mezzo più adatto le formule di apeture di più uso nel linguaggio scritto. Attenzione, ogni formula può essere utilizzata per più di una corrispondenza:

Formule di apertura                                           Mezzo

Egreggio Presidente
Gentile dott. Brachi,                                               lettera commerciale
Ciao Chiara,                                                          lettera amichevole
Caro Marco,                                                         e-mail
Spett.le ditta,                                                         cartolina
Mio caro Antonio,                                                 lettera formale
Salve a tutti,
Lauretta!
Chiarissimo Professore,
(Nessuna formula di partura)

2. Fai lo stesso ma con le formule di chiusura:

Formule di chiusura                                            Mezzo

Beh, ciao, alla prossima.          
A presto.                                                              lettera commerciale
Con i migliori saluti.                                              lettera amichevole
Ti abbraccio.                                                        e-mail
Un bacio.                                                             cartolina
Ciao ciao.                                                             lettera formale
Cordialmente.
Distinti saluti.
Cordiali saluti.
Ora ti saluto, ti riscrivo con più calma domani.

3. Copia nello schema le formule di apertura e chiusura delle attività 1 e2:

formula           da meno formale a più formale         tipo di corrispondenza        

A        1.        (nessuna formula di apertura)        cartolina, e-mail
P        2.         
E        3.
R        4.
T        5.
U        6.
R        7.
A        8.
           9.
          10.        Spett.le ditta                                  lettera commerciale 
      

C        1.        Ciao ciao             cartolina, e-mail, let. amichevole
H        2.
I         3.
U        4.
S        5.
U        6.
R        7.
A        8.
           9.
          10.        Cordialmente                                let. formale e commerciale

3.  Nella tabella A ci sono dei destinatari delle sei corrispondenze della tabella B (sono in ordine). Scrive per ogni testo una formula di apertura adeguata al destinatario, al contenuto e al grado di formalità. Scegli una formula di chiusura della tabelle C adeguata per completare ogni testo:

A: 1. il Presidente del Consiglio          2. Marta          3. Sky S.p.A.          
4. molte persone           5. Professore Messina          6. i colleghi di lavoro

B:
1. ..................................................... Le scrivo allo scopo di farLe presente tutta la mia solidarietà per gli attacchi a cui Lei `s stato sottoposto negli ultimi giorni da parte della stampa stera. ..................................................... Chiara Mascagni
2. ..................................................... ti allego il file che mi avevi chiesto. Spero che riuciremo anche a vederci presto per un caffè, oltre a sentirci solo per lavoro. ..................................................... Luigi
3. ..................................................... con la presente il sottoscritto presenta regolare disdetta del contratto con Voi stipulato, a far data dalla prossima scadenza. ..................................................... Carlo Rossi
4. ..................................................... come qualcuno di voi saprà, lavoro negli USA in qualità di insegnante di italiano e spagnolo, inoltre frequento un College locale per conseguire una laurea con specializzazione nella lingua itlaiana. Con tale laura è possibile travare un impiego come insegnante della ns. lingua presso Università italiane quali Perugia o Siena? ..................................................... James Guastalla
5. ..................................................... ho appena letto della chiusura della rivista Realtànostra e sono incredula. La rivista è ormai diventata uno strumento indispensabile di lavoro. I problemi che si presentano e che si devono risolvere a chi lavoro in una P.A. sono innumerevoli e Realtànostra ci ha sempre dato una mano a farlo. Non è giusto mollare, vada avanti, tutti i Suoi lettori La sosteranno. La ringrazio per  l'ottmo lavoro svolto. ..................................................... Dott.ssa. Elisabetta Punti
6. ..................................................... come potere immaginare... sto benissimo! Qui il mare è fantastico e non faccio altro che fare bagni, leggere in spiaggia e abbronzarmi. Questa sì che è una bella vancaza! Beh, voi non divertirtevi troppo al lavoro! ..................................................... Sara

C: Con i migliori saluti.          Cordialmente          Un bacio.         
Distinti saluti.          A presto        Ci vediamo 

sábado, 17 de septiembre de 2011

MI TRADÌ QUELL'ALMA INGRATA: Forme implicite del verbo

Don Giovanni, dramma giocoso in due atti di Mozart, libretto di Da Ponte.

In quali eccessi, o Numi,
in quali misfatti orribili, tremendi,
è avvolto il sciagurato! Ah, no, non puote
tardar l'ira del cielo ...
La giustizia tardar!
Sentir già parmi
la fatale saetta 
che gli piomba sul capo! 
Aperto veggio il baratro infernal...
Misera Elvira,
che contrasto d'affetti in  sen ti nasce!
Perché quei sospiri? e queste ambasce?


Mi tradì quell'alma igrata:
infelice, oddio! mi fa.
Ma, tradita e abbandonata,
provo ancor per lui pietà.


Quando sento il mio tormente,
di vendetta il cor favella;
ma se guardo il suo cimento,
palpitando il cor mi va.

Donna Elvira in questo drammatico recitativo prevede la catastrofe che accadrà a don Giovanni. Gli archi esprimono con violenza l'imminente tragedia. Poi dal recitativo accompagnato esce l'aria, in cui Donna Elvira parla del tradimento dell'ingrato amante e lo ripete parecchie volte, incredula, indugiando sulle parole "pietà" e "palpitando", che dimostrano ancora tenerezza per lui, anche se il suo cuore vorrebbe vendicarsi.

LE  FORME  IMPLICITE  DEI  VERBI: INFINITO , PARTICIPIO , GERUNDIO.

Cerca nel testo le forme dell'infinito, del participio e del gerundio che appaiono.

L' infinito esprime l'idea del verbo. Può presentarsi in funzione nominale (Mangiare è un piacere), dubitativa (Tu, piangere così?), esclamativa (Che dire delle sofferenze di Donna Elvira!), imperativa (Non mangiare troppi dolci).
Il participio presente, oltre che funzione di verbo, può avere funzione di aggettivo accompagnando a un nome (un giorno interessante) o funzione di sustantivo (che bravo cantante).
Il participio passato, oltre appartenere ai tempi composti, può avere funzione de tempo e di causa riferendosi a azioni nel passaato (tradita e abbandonata)
Il gerundio esprime un'azione contemporanea a un'altra (palpitando il cor mi va) o può avere diversi valori di tempo, di modo, di causa, di mezzo, quando indica una condizione (mangiando troppi dolci si ingrassa)

1. Completa con le forme verbali implicite questi frasi:

1. SBAGLIARE ................................... s'impara.
2. CONOSCERE ................................... Don Giovanni non mi sembra strano
3. PENSARE. Donna Elvira ................................... a Don Giovanni si sente sconvolta
4. ABBANDONARE ................................... Donna Elvira non sa rassegnarsi
5. RIGUARDARE.  Donna Elvira ha avuto una notizia ................................... Don Giovanni
6. COMPORRE. Per ................................... il Don Giovanni Mozart collaborò con Da Ponte
7. TORNARE. ................................... a Salisburgo, Mozart diventò organista di corte

                                                                                                                            BUON  LAVORO !

CHE GELIDA MANINA !: I pronomi

Che gelida manina!                                        Talor dal mio forziere
Se la lasci riscaldar.                                       ruban tutti i gioielli
Cercar che giova? Al buio non si trova.       due ladri: gli occhi belli.
Ma per fortuna è una notte di luna,            V'entrar con voi pur ora,
e qui la luna l'abbiamo vicina.                       ed i miei sogni usati
Aspetti, signorina,                                         e i bei sogni miei
le dirò con due parole                                   tosto si dileguar.
chi son, che faccio e come vivo. Vuole?       Ma il furto non m'accora
Chi son? Sono un poeta.                               poiché vi ha preso stanza
Che cosa faccio? Scrivo.                               la speranza!
E come vivo? Vivo.
In povertà mia lieta                                        Or che mi conoscete,
scialo da gran signore                                    parlate voi.
rime ed inni d'amore.                                     Deh, parlate! Chi siete?
Per sogni, per chimere                                    Vi piaccia dir?
e per castelli in aria
l'anima ho milionaria.



                                                                                                                               AULA  ITALIANA
1. Ti ricordi dei pronomi ? Nelle frasi che seguono inserisci i pronomi adatti:

1. Ho visto Mimì e .......... ho detto di tornare da Rodolfo
2. Quando vedi Marcello e Rodolfo chiedi .......... l'affitto
3. Musetta e Mimì sono bravissime. Perché non .......... invitiamo a cena?
4. Quando verrete  Parigi .......... farò vedere il Quartiere Latino
5. Cara Mimì, .......... mando i miei auguri di guarigione
6. Colline ha pagato già, non .......... chiuedere altro.
7. Musetta ......... ha portato il manicotto (a Mimì)
8. Ora che Mimì .......... (a noi) conosce, verrà anche lei al caffè Momus

2. Che vogliono dire queste parole del testo?:

lieta :  gioiosa  /  leggera                     dileguar:  sparire  /  pulire
giovare:   essere utile / contrastare      scialare:   vivere /  spendere largamente    

3. Aria è una parola con tanti significati che viene anche usata in molti modi di dire. Sapreste dire che significano questi espressioni?

1. Castelli in aria
2. Campare d'aria
3. Prendere una boccata d'aria
4. Camminare col naso in aria
5. Mandare a gambe all'aria

                                                                                                                                  BUON  LAVORO !

VISSI D'ARTE : Passato remoto


Vissi d'arte, vissi d'amore,
non feci mai male ad anima viva!
Con man furtiva
quante miserie conobbi, aiutai.
Sempre con fe' sincera
la mia preghiera
ai santi tabernacoli salì.
Sempre con fe' sincera
diedi fiori agli altar.
Diedi gioielli
della Madonna al manto,
e diedi il canto
agli astri, al ciel, che ne ridean più belli.
Nell'ora del dolore
perché, perchè Signore
perché me ne remuneri così?


Vissi, feci, conobbi, salì, diedi sono verbi al passato remoto.

GIACOMO PUCCINI

GIACOMO  PUCCINI: BIOGRAFIA

Nacque a Lucca nel 1858 da una famiglia di musiciti he erano distinti nel campo della musica sacra, Anche il piccolo Giacomo fu indirazzato alla composizione di chiesa; ma il suo orientamento fu totalmente diverso; lui trovò la sua vera voce nell'unione tra teatro e musica.
Dopo l'opera del debutto Le Villi (1884), scrisse Edgar e Manin Lescaut , un trionfale successo che cominciò a dargli fama internazionale.
Seguirono le opere della maturità : La Bohème (1896), Tosca (1900), Madama Butterfly (1904) e La fanciulla del West (1910) che andò a scena la prima volta al Metropolitan con un grande successo condiviso con il tenore protagonista Enrico Caruso.
Oguna di queste opere segnò le tappe di una maturazione verso una dimensione europea della musica, con una anticipazione pre-espressionista.
La scelta di ardite soluzioni armoniche, di strumenti inusuali (come la macchina del vento di Fanciulla), dell'equazione musica/vicende del dramma contribuirono a creare perplessità nei critici più conservatori, che perfino dissero che La Bohème non avrebbe avuto tanta vita.
Anche i libretti portano il segno del suo stile personale. Anche se non era capace di scrivere i propri versi stava sempre attento al loro ritmo e sapeva assolutamente quello che chercava: Como esempio l'indicazione ritrmica e sonora che chiese per il famoso valzer di Musetta ai librettisti con la seguente frase: Cocoricò, cocoricò, bistecca, mamma mia che dopo diventò Quando me'n vo, quando me'n vo soletta per la via.
Le ultime opere furono Il Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi , riuniti nel Trittico, e poi si dedicò a Turandot , l'opera più moderna ma che lasciò incompiuta. Si ammalò e si recò a Bruxelles per un intervento chirurgico, ma morì in questa città nel 1924.


LA  BOHÈME, opera in quattro atti con libretto di Illica e Giocosa.
Dal romanzo di H. Murger Scènes de la vie Bohème Luigi Illica e Giuseppe Giocosa trassero il libretto.
La storia si svolge a Parigi, nel quartiere latino, il gaio quartiere degli artisti, intorno a quattro giovani amici: il poeta Rodolfo, il pittore Marcello, il musicista Schaunard ed il filosofo Colline, i quali vivono una spensierata vita anticonformista. A loro si uniscono Musetta e Mimì, compagne rispettivamente di Marcelli e Rodolfo.
Presto la vita di Rodolfo e Mimì divien un inferno per i frequenti litigi e le scenate di gelosia che nascono di un'amara realtà: Mimì e gravenmente malata di tisi e la vita di stenti nella gelida soffitta di Rodolfo può essere fatale per lei. Perciò decidono di separarsi.
Quando Mimì sente che si avvicina l'ora della morte torna da Rodolfo. Ma a nulla valgono i sacrifici degli amici che vendono le loro poche cose: Mimì si spegne dolcemente accanto a Rodolfo, nell soffitta dove vissi i giorni più felici.
L'opera andò in scena per la prima volta al Teatro Regio di Torino il 1º febbraio 1896, direttore Arturo Toscanini. 

TOSCA, melodramma in tre atti, libretto di Illica e Giacosa.
Tratto da un dramma omonimo di Victorien Sardou, la vicenda si svolge a Roma nel 1800. Un progioniero di stato della Repubblica Romana, evaso dal Castel Sant'aAngelo, si è rifugiato nella chiesa di Sant'Anrea della Valle, dove il pittore Mario Cavaradossi sta lavorando a un quadro.
Cavaradossi, giacobino pure lui, offre al fuggiasco un nascondiglio in una sua villa fuori città. I suoi comportamenti non sfuggono però al capo della polizia, lo spietato Scarpia, il quale fa leva della gelosia di Floria Tosca, bella cantante e compagna di Cavaradossi, per ottenere dell'informazione.
Scarpia si è incapricciato di lei, e le invita nelle sue stanze a Palazzo Farnese: vuole conquistare la donna e la cofessione sul suo amante. Davanti alle torture inflitte su Mario, Tosca non resiste e rivela il nascondiglio. Poi accetta il ricatto, e si promette a Scarpia in cambio della vita del pittore. Ottiene un salvocondotto e una "fucilazione simulata" per l'amante. Ma non resiste alla repulsione di Scarpia e lo uccide.
È l'alba, Cavaradossi sta per essere fucilato e, per finta, Tosca lo rassicura. Quando le sembra chiaro che Cavaradossi è morto davvero, per inganno di Scarpia, sfugge dai carcerieri che la inseguono gettandosi nel vuoto dagli spalti di Castel Sant'Angelo.
Fu rappresentata per prima volta  a Roma al Teatro Costanzi il 14 gennaio 1900.


                                                                                                                                      AULA ITALIANA

1. Scrivi adesso tu la trama di un'altra opera di Puccini. 

                                                                                                                                    BUON  LAVORO !

viernes, 16 de septiembre de 2011

RUGGERO LEONCAVLLO

Ruggero Leoncavallo, nato a Napoli il 23 aprile 1857, si differenza dagli altri compositori per la sua educazione culturale ricca e approfondita. Infatti dopo essersi diplomato in composizione, a soli 17 anni andò a Bologna a seguire i corsi universitari di letteratura italiana di Giosuè Carducci, uno dei più grandi poeti italiani e si laureò nel 1878.
Questa preocupazione gli permise di scrivere la maggiore parte dei suoi libretti, con molta cura e impegno.
Le prime due opere furono Chatterton, che fu rappresentata solo nel 1896, e I Medici.
Non riuscendo a fare rappresentare la prima opera, Leoncavallo fu costretto ad andare all'estero dove si guadagnò da vivere, in mezzo a grandi difficoltà, come pianista di caffè concerto, insegnante e compositore di canzonette.
Poi, in cinque mesi, scrisse il libretto e lo spartito de I Pagliacci che, al Teatro Del Verme di Milano, ottenne subito alla prima rappresentazione (17 maggio 1892) un grande successo di pubblico.
Il Prologo dell'opera è molto importante, perché presenta il concetto di Verismo: l'autore si è ispirato alla realtà e ha rappresentato personaggi veri, che si amano e si odiano.
La critica non si espresse favorevolmente per I Pagliacci, così come aveva fatto per Cavalleria rusticana: infatti, per sostenere la creazione di una moderna letteratura da concerto, altrnativa a quella operistica che si credeva ormai vecchia ed esaurita, molti critici non accettavano queste opere che dimostravano invece, come il melodramma fosse ancora capace di attirare molto pubblico.
La succesiva Bohême, rappresenta l'anno dopo l'omonima opera di Puccinim cioè nel 1897, fu accolta senza entusiasmo e lo stesso accadde alle altre compozizioni: Zazà (1900) e Roland von Berlin (1904), commissionata da Guglielmo II.
I contrasti con gli editori, con altri compositori e scrittori, l'insuccesso di tanti suoi lavori amareggiarono molto la vita di questo sfortunato musicista che morì a Montecatini il 9 giugno 1916.

I  Pagliacci, dramma in un prologo e due atti.

L'opera non ebbe tanta accettazione dalla critica sebbene conquistò il pubblico della prima rappresentazione e continua ancora oggi ad affascinarlo per la drammatica sua vicenda, che è presa della realtà quotidiana, per i suoi personaggi passionalmete umani, per il libretto ottimamente sceneggiato e soprattutto per due monologhi: il Prologo e l'arioso Vesti la giubba.
Il dramma in due atti è preceduto da un Prologo in cui Tonio, pagliaccio gobbo, invita gli spettatori a riflettere su quanto vedranno, sul rapporto finzione-realtà.
Nella piazza di un piccolo paesino calabrese arriva una compagnia di comici. Canio sospetta che Tonio cerchi di sedurre Nedda e lo minaccia. Nedda è spaventata: infatti è l'amante di Silvio, e ha paura che il marito venga a sapere della loro relazione. I due si incontrano e sono visti da Tonio, il quale, essendo stato respinto tante volte da Nedda, decide vendicarsi riferendo a Canio l'infedeltà della moglie. Canio si arrabbia con Nedda e chiede il nome dell'amante ma arrivati Tonio e Beppe deve affrettarsi perché la recita sta per cominciare. Canio si trucca e si mette il costume di scena che dovranno coprire il suo dolore.
Si rappresenta la commedia: Colombina (Nedda) è innamorata di Arlecchino (Beppe) che le canta una serenata sotto la finestra. Anche Taddeo (Tonio) piace Colombina, ma lei lo respinge. Arriva Pagliaccio (Canio) che sente Colombina mandare via, di nascosto, ad Arlecchino e furioso chiede il nome dell'amante. A questo punto realtà e finzione si mescolano e la commedia si trasforma in tragredia.

Recitar! ... mentre preso dal delirio
non so più quel che dico né quel che faccio!
Eppur ... è d'uopo ... sforzati!
Bah, sei forse un uom? Tu se' Pagliaccio!

Vesti la giubba e la faccia infarina.
La gente paga e rider vuole qua.
E se Arlecchino t'invola Colombina,
ridi, Pagliaccio ... e ognun t'applaudirà!

Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor ...
Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto
ridi del duol che t'avvelena il cor!

jueves, 15 de septiembre de 2011

MAMMA QUEL VINO È GENEROSO : La particella NE

Turiddu:
Mamma, quel vino è generoso, e certo 
oggi troppi bicchieri ne ho tracannato .... 
vado fuori all'aperto.
Ma prima voglio che mi benedite 
come quel giorno che partii soldato ... 
e poi ... mamma ... sentite ...
s'io ... non tornassi ... voi dovrete fare 
da madre a Santa, ch'io le aveva giurato 
di condurla all'altare.
Lucia
Perché parli così, fogliuolo mio?
Turiddu
Oh! nulla! ... È il vino che m'ha suggerito! 
Per me pregate Iddio!
Un bacio, mamma ... un altro bacio ... addio!

LA  PARTICELLA NE

La particella ne  italiano ha diversi usi. Cominciamo da capo:

1. SIGNIFICATO  PARTITIVO
Di solito si usa per esprimere quantità, numeri o quantità negative (niente, nessuno...). In questo caso ne viene chiamato pronome partitivo  perché appunto si comporta come un pronome.
          Vuoi ancora della pizza? Grazie, ne prendo anocra un po'
          Conosci qualche ristorante a Milano? Non ne conosco nessuno
Anche con el participio passato la particella ne  si comporta come un pronome ditretto:
          Buonissimi quei panini, ne ho mangiati tre.
Con tutto/a/i/e non si usa ne, ma i pronomi diretti lo, la, li, le.
          Quante mele vuoi? Le voglio tutte / Ne voglio due

2. ALTRI  SIGNIFICATI  
La particella ne si usa anche in altri casi:
2.1. Per sostituire delle frasi introdotte dalla preposizione di
          Sai niente di Giulia? Non ne so niente da un mese
          Lo sport non mi interessa, quindi non ne parlo mai (di sport)

2.2. Per sostituire delle frasi introdotte dalla preposizione da, anche con significato di luogo
          È entrato al bar e ne è usicito subito dopo (dal bar)

3. PARTICELLA  CI  CON  PARTICELLA  NE
Formano il pronome combinato  ce ne
          Quanti libri hai messo dentro la valigia? Ce ne ho messi cinque (ci=in valigia; ne=di libri)
          Quante ore ci voglio per arrivare a Pisa in macchina? Ce ne voglio quattro (ci=volerci ; ne= 
di  ore)

4. PARTICELLA  NE  CON  PRONOMI  INDIRETTI  E  RIFELSSIVI
Si può pure combinare con i pronomi diretti e rifelssivi. La posizione delle particella ne è sempre dopo i pronome diretti o rifelssivi.
          Che bei libri? Me ne presti uno?
I pronomi indiretti di terza persona singolare e plurale uniti alla particella ne, formano il pronome combinato gliene

ESERCIZI
1. Completate il testo con ci o ne:

Lo scorso luglio io e Marzia abbiamo deciso di passare le vancanze nel parco nazionale degli Abbruzzi. È bellissimo e grandissimo, infatti, anche se .......... siamo rimasti una settimana intera .......... abbiamo visto solo una parte, perciò abbiamo deciso di ritornar......... appena possiamo.
Nel parco ........... sono diversi itinerari da fare e noi ......... abbiamo fatti 4.

PIETRO MASCAGNI: CAVALLERIA RUSTICANA

Pietro Macagni nasce a Livorno il 7 dicembre 1863. Da famiglia povera, solo con l'aiuto di amici poté studiare al Conservatorioi di Milano per alcuni anni. Poi, non sopportando la disciplina scolastica, lascia il consrervatorio per fare il direttore d'orchestra in compagnie girovaghe che rappresentano opere per tutta l'Italia. Decide di formarsi a Cerignola, in Puglia, dove diventa il direttore della banda e del teatro municipali. La sua modesta condizione di maestro di provincia non lo soddisfa, e così si iscrive al concorso municipale Sonzogno per la composizione di un'opera lirica in un anno.
Vince il concorso nel 1890 con Cavalleria rusticana che verrà rappresentata con molto successo al Teatro Costanzi di Roma e in seguito in tutti i principali teatri italiani ed esteri. Non solo sarà il capolavoro di Mascagni ma anche il prototipo delle nuove tendenze della lirica italiana, i cui rappresentanti costituiscono la Giovane Scuola Italiana. In tutte le opere di questi giovanni compositori c'è un nuovo e più stretto rapporto fra il melodramma e la realtà, la loro attenzione è attratta dal mondo popolare, dalle passioni, dal tragico destino umano. Cavalleria rusticana e una dramma di sentimenti forit, violenti, ambientata in un mondo contandino, tratta da una novella dello scrittore veris Giovanni Verga. Con questa opera riesce a unire la ricerca del teatro musicale con quella letteraria dell'epoca.
Le opere successive del compositore non ebbero la stessa fortuna, nonostante i suoi tentativi di rinnovamento e avvicinamento alle tendeze europee. Fra altre. L'amico Fritz (1891), Iris (1895).
Morì a Roma il 2 agosto 1945.

CAVALLERIA  RUSTICANA, atto unico. Libretto di Targioni-Tonezzetti e Menasci.
Sicilia alla fine del XIX secolo al mattino di Pasqua. Turiddu è tornato dal servizio militare e ha saputo che Lola, della quale è ancora innamorato, ha sposato Alfio. Turiddu ha cercato di consolarisi con Santuzza, ma dopo farà di tutto per non incontrarla. Santuzza non riesce a dimenticarlo e decide di vendicars e racconta ad Alfio il rapporto tra Lola e Turiddu. Dopo la messa Turiddu invita gli amici in osteria ma Alfio rifiuta il vino e lo sfida a duello. Prima di uscire Turiddu chiede alla madre di benedirlo e di proteggere Santuzza. Poco dopo i due uomini lottano dietro la chiesa: la storia si chiude con un grido disperato.

BIOGRAFIA DI VERDI. LA TRILOGIA ROMANTICA

GIUSEPPE  VERDI (Roncole di Busseto 1813 - Milano 1901)

L'infanzia di Giuseppe Verdi trascorse nel villaggio di Roncole di Busseto, in provincia di Parma. La sua famiglia era modesta e, quindi, dato che il ragazzo mostrava talento musicale, cominciò a studiare con l'organista del paese e ad esercitarsi su una spinetta che l'aveva regalato suo padre. Grazie all'interesse di un mecenate ebbe una borsa di studio per il conservatorio de Milano, ma non fu ammesso. Così prese lezioni da un maestro concertatore della Scala, allievo di Paisiello, che lo mise in condizioni da farsi conoscere. Vinse il posto di maestro di musica di Busseto e sposò la figlia del suo mecenate. Il primo successo come compositore fu Oberto, conte di S. Bonifacio a cui seguì Un giorno di regno.
Si aprì un periodo doloroso nella sua vita dopo la morte di sua moglie e di due figli, da cui Verdi ne uscirà rinnovato e maturo nelle scelte musicali e teatrali e così nacquero i capolavori che ebbero un grande successo popolare: Nabucodonosor, I Lombardi alla prima crociata, Ernani, I due Foscari, Giovanna d'Arco, Attila, Macbeth, I masnadieri, Il corsaro, La battaglia di Legnano, Luisa Miller . E si arriva alla cosidetta "trilogia romantica" Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata. Dopo compose ancora: I Vespri siciliani, Aroldo, Un ballo in mashcera, La forza del destino, Don Carlos, Aida, Simon Boccanegra, Otello, Falstaff .
Tra l'Aida (1871) che celebrò al Cairo l'apertura del Canale di Suez, el  l'Otello (1887) ci furono 16 anni di silenzio, interrotto dalla Messa di Requiem .
Socondo i biografi Verdi era un uomo del carattere un po' scortese e duro, poco comunicativo ed estroverso, ma buono e onesto. Tutte le opere di Verdi, ad eccezione dell'ultima Falstaff, rivelano una concezione pessimistica della natura dell'uomo e del suo destino insieme  alla sua sincera partecipazione al dramma che segna la vita di ogni persona nelle relazioni con gli altri e con il potere politico. Nel testamento lasciò molti soldi a vari istituti di carità e fece costruire la Casa di Riposo per musicisti, testimonianza indimenticabile della sua grande sensibilità e grande morale.
Il compositore più amato dagli italiani visse nel periodo del Risorgimenteo nazionale. L'Italia divisa in stati e staterelli, controllati dall'occupazione straniera, tentava di unificarsi sotto la bandiera del re piemontese Vittorio Emmanuele. Ma bisognava scuotere gli italiani dalla loro inerzia e sfiducia. Grandi romanzi, liriche, testi teatrali insistivano sulla figura del tiranno, sui mali delle dominazioni straiere, sugli esempi degli eroi romantici.
"Viva Vittorio Emmanuele Re d'Italia", condensato in "W  VERDI", urlato nei teatri e per le strade, dipinto sui muri, è l'esempio migliore delle sua popolarità. I patrioti italiani lo mettevano nelle file dei patrioti insieme a Cavour e Mazzini, e difatti fu anche senatore nel 1874 del nuovo regno.
Il pubblico e anche la censura leggeva chiaramente nelle sue opere una provocazione politica e un'esortazione alla libertà che gli costarono non pochi problemi e continue modificazioni dei testi. Tutte le vicende attuali furono quindi spostate nel tempo e nello spazio: così il riferimento all'imperatore austriaco e alle sofferenze del popolo italiano furono rintracciati nell'atmosfera della Mesopotamia di Nabucodonosor. Il coro degli schiavi "Va' pensiero sull'ali dorate"  fu un vero inno per gli italiani del Risorgimento.

Va’ pensiero sull’ali dorate,                          ¡Ve pensamiento sobre las alas doradas,
Va’ ti posa sui clivi, sui colli                         ve y pósate sobre las lomas, sobre las colinas
Ove olezzano libere e molli                           donde libres y suaves huelen
L’aure dolci del suolo natal!                          los dulces vientos de la patria!
Del Giordano le rive saluta,                          Saluda las orillas del Jordán,
Di Sionne le torri atterrate...                       las torres enterradas de Sión...
Oh mia patria sì bella e perduta!                 ¡Oh patria mía, tan hermosa, perdida!
Oh membranza sì cara e fatal!                     ¡Oh recuerdo tan querido, fatal!      
Arpa d’or dei fatidici vati                              Arpa de oro de los fatídicos vates,
Perché muta dal salice pendi?                     ¿por qué muda pendes del sauce?
Le memorie nel petto raccendi,                    Aviva la memoria en el pecho,
Ci favella del tempo che fu!                           ¡háblanos del tiempo pasado!
O simile di Solima ai fati                              O similar al destino de Solima
Traggi un suono di crudo lamento,              lleva un sonido de cruel lamento,
O t’ispiri il Signore un concento                ¡o que te inspire el Señor una palabra
Che ne infonda al partire virtù!                   que nos infunda virtud en nuestra partida!

Quando sentì la morte vicina, chiese un funerale semplice, senza fiori e senza musica. Ma quando fu accompagnato alla tomba definitiva, una folla immensa volle cantare il coro del Nabucco. Quando Verdi e la sua amata moglie Giseppina Strepponi (la prima Abigaille del Nabucco, chi dopo aver conosciuto il Maestro, abbandonò la carriera operistica per dedicarsi completament a lui) vennero traslati nella tomba definitiva, 900 coristi cantarono i cori del Nabucco e del Lombardi, considerati inni nazionali. Dirigeva Arturo Toscanini.

LA  TRILOGIA  ROMANTICA

Rigoletto ebbe la prima al Teatro La Fenice nel marzo 1851 ed è il primo capolavoro della cosiddetta "trilogia popolare o romantica", seguito da Il Trovatore (1853) e La Traviata (1853).

Rigoletto è un melodramma in 3 atti, il cui libretto fu scritto da Francesco Maria Piave, sulla commedia di Voxtor Hugo Le roi s'amuse.
Il duca di Mantova è un nobile arrogante che si diverte a corteggiare tutte le donne della città. Rigoletto, il buffono della corte, non è meno malvagio di lui: sempre pronto a prendere in giro i mariti scherniti o i padri offesi. Sua figlia Gilda sarà anche una vittima del seduttore.
Il conte di Monterone si reca al palazzo del duca e lo accusa di avere offeso l'onore della figlia; viene arrestato e mentre lo portano via maledice il duca e il buffone.
I cortigiani convincono Rigoletto a rapire insieme una contessa e lo bendano, ma solo dopo saprà che è stata rapita Gilda. La ragazza viene portata al palazzo e lì sedotta dal duca. Quando Rigoletto viene a sapere dalla figlia quello che è successo giura vendetta e incarica Sparafucile di uccidere il duca. Purtroppo Gilda è ancora innamorata del duca e si sacrifica per lui: Rigoletto apre il sacco dove crede che ci sia il corpo del duca e con orrore, scopre sua figlia. Si è compita la maledizione.

Il  Trovatore , dramma lirico i 4 atti con libretto di Cammarano sull'omonima tragedia El trovador di A.G: Gutiérrez.
Nella Spagna del XV secolo si svolge una complicata vicenda che ha l'origine nella condanna di una zingara accusata di avere stregato uno dei figli del conte di Luna. Per vendicare la madre, la figlia della zingara, Azucena, ha rapito e buttato nel rogo il piccolo Garzia, il figlio del conte. In realtà Azucena, nel suo delirio, ha scambiato i bambini e ha bruciato suo figlio.
Garzia, che non ne sa niente, è cresciuto accanto a lei con il nome di Manrico, il trovatore protagonsita. Nessuno conosce la verità, tranne la zingara, e questo tragico equivoco mette di fronte come rivalli i due fratelli, il conte e Manrico. Entrambi amano Leonora, entrambi desiderano vendicarsi: l'uno della scomparsa del fratello, l'altro della condanna di Azucena, la quale è stata riconosciuta e condannata.
Dopo molte vicende Manrico finisce in carcere e, per savargli la vita, Leonora si promette con il conte di Luna; ma poi si avvelena e muore tra le braccia di Manrico. Il conte ucciderà Manrico e solo dopo Azucena griderà finlmente che era suo fratello e la vendetta e compiuta.


                                                                                                                                    AULA ITALIANA
 
1. Scrivi adesso tu la trama della terza opera della trilogia La Traviata.


                                                                                                         BUON  LAVORO !

GAETANO DONIZETTI

                                                                                      Autografo  di  Donizetti

Gaetano Donizetti nacque a Bergamo il 29 novembre 1797 da una famiglia molto povera. Nel 1806 viene accettato alle "lezioni caritatevoli di musica" grazie all'aiuto del suo fondatore Somone Mayr che avrà grande influenza sulla personalità artistica del compositore. Il suo carattere malinconico e solitario segna tutta la sua ricca produzione: 72 melodrammi, 42 cantate ed inni, 116 composizioni vocali religiose, 26 pezzi istrumentali e molti altri pezzi. Il suo primo melodramma Pigmalione la scrisse nel 1816 e seguiranno tanti altri fino a 1844.
Tra i suoi capolavori ci sono Anna Bolena (1830), L'Elisir d'amore (1832), Lucia di Lammermoor (1835), Don Pasquale (1843). Tra successi e fiaschi le sue opere porteranno al compositore da un teatro ad un altro in Italia e all'estero. Questi viaggi gli permettono di superare le tristi vicende familiari: in poco tempo muoiono sua moglie e i loro tre figli. Donizetti insieme a Bellini sono il legame tra Rossini e Verdi. Donizetti ha la stima e l'amicizia di Rossini di cui, all'inizio della carriera, viene considerato erede e, dopo la freddezza iniziale, anche Verdi apprezzerà il suo talento. Bellini, invece, non contraccambierà mai la simpatia e l'ammirazione che gli ebbe Donozetti.
Morì l'8 aprile 1848 nella sua città natale, dopo mesi di sofferenza e silenzio.


L'elisir d'amore, opera buffa in due atti di Donizetti con libretto di Felice Romani
La commedia è ambientata in campagna. Nemorino è disperato perché Adina non contraccambia il suo amore, così compra a Dulcamara, finto medico, un filtro che dovrebbe far nascere l'amore nel cuore di Adina, ma , in realtà, è solo vino Bordeaux. Il contadino Nemorino lo beve subito e quano vede Adina, sicuro di sé e dell'effetto del filtro, si mostra indifferente. La giovane, sorpresa e arrabbbiata, decide punire Nemorino e sposare quello stesso giorno il sargente Belcore. Nemorino, preoccupato, ritorna da Ducalmara per comprarne un'altra bottiglia. Ma il giovane non ha più soldi ed è costretto ad arruolarsi nell'esercito di Belcore per guadagnare gli scudi necessari.
Intanto nel villaggio si diffonde la notizia che il ricco zio di Nemorino è morto e ha lasciato lui erede. Le ragazze vogliono corteggiare il giovane erede e Adina finalmente si rende conto di amarlo. Così lei dopo aver ottenuto il contratto di arruolamento gli dichiara il suo amore.

                                                                                                                                      AULA ITALIANA

1. Scrivi adesso tu la trama di un'altra opera di Donizetti. 

                                                                                                                                    BUON  LAVORO !