domingo, 18 de septiembre de 2011

LESSICO TEATRALE


AIUTO-REGISTA

ALLESTIMENTO (reparto)

BUCA (concha del apuntador)

CARATTERE: è il personaggio nelle sue particolarità psicologiche e comportamentali, germogliato sul cosiddetto tipo che invece conferma sempre gli stessi elementi. Nel racconto è più vivo che nel dramma, e nel dramma recitato più vivo che nel dramma cantato. Ma dopo la commedia goldoniana, Gluck e la commedia dapontiana prodotta per Mozart, vivono di un'inedita trasparenza realistica e vengono a distinguirsi l'un dall'altro come nel teatro di prosa. Anche con il Rossini comico il carattere sa acquisire una sua chiarezza, ma è con l'opera ottocentesca che si affermano, come rivelano i personaggi verdiani e pucciniani.
COMPAGNIA: fra il grande evento cortigiano degli inizi e la tipica rappresentazione operistica fondata sulla circolazione dei singoli cantanti, nel pieno '600 si pone un periodo in cui l'allestimento di uno spettacolo è affidato alle compagnie itineranti, dotate di artisti e numeri di repertorio più o meno fissi. È così che nel 1637 s'apre il primo teatro pubblico, il S. Cassiano di Venezia, con una compagnia di musicisti romani e veneziani. E così fece la sua fortuna l'apprezzata compompagnia dei Febiarmonici, che come sistema prendeva le mosse dagli errabondi comici dell'arte.
Compagnie si chiamarono poi quei gruppi di artisti lirici che viaggiavano producendo spettacoli in maniera più occasionale: gli italiani chiamati a Vienna, i cantanti scritturati a Londra da Händel, fino ai gruppi che a luogo hanno attraversato l'Oceano Atlantico per visitare gli Stati Uniti, il Messico, l'Argentina.

COMPARSA (figuración)

CONSULENTE ARISTICO (asesor artístico)

COREODRAMA: il ballo ideato all'inizio dell'800 da Salvatore Viganò e variamente collegato col melodramma. Eseguito tra gli atti delle opere e applauditissimo, il coreodramma rappresentava la perfetta fusione fra la danza e la mimica, fra il virtuosismo del ballo e l'espressività del dramma.

COSTUMISTA (creador vestuario)

CREATORE/TRICE: il primo interprete di un personaggio.

DEBUTTO 

DECLAMATO: son declamati quei rari passi d'opera che impongono alla voce cantante di recitare, come di regola le letture delle lettere e svariati momenti d'intonazione veristica ("E avanti a lui tremava tutta Roma!").

DIDASCALIA (acotaciones)

DIRETTORE (ARTISTICO, DI SCENA, D'ORCHESTRA) / DIREZIONE

DISPOSIZIONE SCENICA: la pubblicazione delle piante dei palcoscenici teatrali fornite da disegni, schizzi, didascalie, sigle, frecce, nomi di cori e personaggi, movimenti, insomma, è l'antenata della moderna regia e scenografia.

FARSA: sui libretti eran definite farse, tra il '700 e il primo '800, quelle opere comiche che in uno o talvolta due atti venivano a durare all'incirca la metà delle normali opere comiche, o spesso anche parecchio meno; accanto alla brevità era, non obbligatoria ma consigliabile una vicenda buffonesca.

GENERE: di solito si parla di tre sottogeneri; serio, comico o buffo, semiserio. Ma che le distinzioni siano più numerose e spesso capziose è dimostrato bene del catalogo teatrale di Mozart, l'operista più compromesso con tutti i generi e sottogeneri musicali. A parte alcuni lavori incompiuti, Mozart ha lasciato 21 lavori teatrali: musiche di scena e balletti, un Singspiel sacro, una commedia latina, cinque opere buffe, quattro Singspiele, tre opere serie, una serenata teatrale, un'azione teatrale, due drammi per musica, due dramma giocosi, una commedia con musica.

IMPRESARIO: dopo inizi cortegiani (a Firenze, a Mantova), è nella Venezia del pieno '600 che l'opera assume i caratteri organizzativi e professionale che non perderà mai, pur nel mutare dei particolari: tra gli esecutori che lavorano per guadagnare e il pubblico che paga per divertirsi si pone la figura centrale dell'impresario, organizzatore esperto di fatti economici e artistici. Varia l'origine sociale: aristocratici o borghesi, uomini di cultura e teatro come scenografi, librettisti, compositori (Vivaldi), cantanti. Tra il '600 e il '700, l'impresario si prende in affitto il teatro, individua i cantanti fissando i compensi, si affida la stesura del dramma a un poeta per musica, si scritura un compositore, si provvede all'allestimento scenico, sempre sul fondamento finanziario dell'affitto dei palchi. La figura dell'impresario si è prolungata certamente insieme al nuovo rilievo acquisito da altre figure: all'epoca di Verdi all'impresario s'annetté la figura del editore, interessato a difendere un prodotto che è anche suo; e più tardi sarebbe nata la figura del direttore artistico nei teatri gestiti dai nobili o dai comuni.

IMPROVVISAZIONE

INTERMEZZI 

INTERPRETAZIONE

INTRECCIO: la trama di un'opera ha due versioni: quella logica, verosimile, che si trova nella fonte del libretto; e quella applicata al libretto stesso, che adatta la prima a suo comodo, tagliando, aggiungendo, spostando fatti e personaggi, cioè l'intreccio. Per esempio, nella Traviata l'intreccio s'incentra su taluni fatti omettendo altri fatti che sono essenziali come, tra il primo e il secondo atto, il ripensamento di Violetta e la sua resa alla passione di Alfredo, e fra il secondo e il terzo atto la promessa mantenuta, la disfida che ebbe luogo, il ferimento del barone, la lontananza di Alfredo, l'apprendimento della verità da parte dal giovane e il suo imminente ritorno col padre. Tutto quanto, insomma, Violetta legge nella lettera del terzo atto, per informare giustamente gli spettatori.

LIBRETTISTA: La storia annovera casi diversi: a volte il librettista è lo stesso musicista; a volte il rapporto con il musicista è nullo, come capita con tanti testi di Metastasio liberamente assunti da maestri diversi e lontani anche nel tempo; a volte il rapporto si stringe al punto che il librettista diventa un semplice versificatore, come Piave per Verdi; a volte la collaborazione è molto stretta come tra Calzabigi e Gluck o Da Ponte e Mozart. Librettisti famosi italiani furono Metastasio, Da Ponte, Illica, Piave, Rossi, Goldoni, Romani, Cammarano, Ghislanzoni.

LIBRETTO: questo "piccolo libro" contiene il testo letterario cui classicamente fornisce una regolare struttura di atti e scene, pezzi silistici e pezzi d'assieme, recitativi (di versi endecasillabi e settenari) e arie (spesso di senari, settenari, ottonari, decasillabi).
Non sono quasi mai originali, ma derivano da romanzi, drammi, storie, novelle, poemi, tragedie, commedie, fiabe, ed altre fonti che sono anche opere di scrittori illustri come Euripide, Virgilio, Ariosto, Tasso, Shakespeare, Corneille, Racine, Voltaire, Goethe, Schiller, Scott, Byron, Hugo, ecc. Pubblicazione meno costosa e più accessibile della partitura e dello spartito, il libretto è stato sempre stampato e quindi rimane spesso come unica documentazione di un'opera o di uno spettacolo (dei melodrammi di Albinoni la musica è perduta e restano solo i libretti)
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LOGGIONE (paraíso, gallinero)

MAESTRO AL CEMBALO: fino ai primi decenni dell'800 era il musicista che all'opera accompagnava i recitativi secchi (improvvisandone la realizzazione) e sovrintendeva all'assieme anche scenico dell'esecuzione (a fianco del primo violino che attendeva l'orchestra).

MAESTRO SOSTITUTO (repetidor)

MESSINSCENA

MUSICISTA

MUTAZIONE SCENICA

OPERA, OPERA BUFFA, OPERA DA CAMERA, OPERETTA

OPERA REGIA: inizialmente era il nome dato a un particolare scenario della commedia dell'arte: personaggi di sangue reale avvolti in pericolose avventure che però si risolvevano felicemente. Il nome rimase per certe opere del '600 come L'incoronzaione di Poppea.

PALCOSCENICO

PANITALIANO: i primi decenni della vita dell'opera si svolsero in alcuni centri italiani, a Firenze, a Roma, a Mantova, a Bologna; quindi a Venezia, a Milano, a Napoli e altrove. Quando però lo stile veneziano e quello napoletano, i più fervidi e copiosi, almeno in parte si uniformarono e si diffusero in tutt'Italia e di qui in Europa, allora il melodramma assunse dei caratteri complessivamente regolari e coerenti, meritando l'appellativo di panitaliano, cioè "tutto italiano". Il tardo '600 e quasi tutto il '700 rappresentano la fortuna dell'opera panitaliana.

PEZZO: il pezzo chiuso (o numero chiuso o anche forma chiusa) è  uno dei fondamenti della musica vocae italiana dal '600 fino all'800. Si tratta delle varie parti che compongono gli atti dei melodrammi: arie, romanze, rondò, canzoni, barcarole, brindisi, serenate, duetti, terzetti, quartetti, quintetti, sestetti, preludi, ouvertures, sinfonie, scene, recitativi, cori, concertanti, finali, preghiere, , marce, ballabili.

PIANISTA ACCOMPAGNATORE

PLATEA: dapprima tenuto libero per balli, tornei, mascherate (specie in Francia, fu poi assegnato agli spettatori meno abbienti che non potevano permettersi l'acquisto dei palchi; nell'800 era occupato da ufficiale, borghesi, studenti, stranieri di passaggio; molto più tardi sarebbe divenuta luogo privilegiato. Quanto ai posti, le comode ed eleganti poltrone vellutate odierne erano anticamente delle rozze sedie che si affittavano all'entrata e si disponevano come capitava.

PRIMA: nel vocabolario teatrale è la prima rappresentazione di uno spettacolo.

PROGRAMMA DI SALA

PROVA, PROVA GENERALE

QUINTA DI PALCOSCENICO: note già al teatro del '500, le quinte sono un elemento portante della scenografia, di cui contribuiscono all'effetto prospettico

RECITATIVO

REGIA (dirección)

REPLICA: tutte le rappresentazioni di un'opera dopo la prima.

RIDOTTO: è un locale abbastanza ampio dove il pubblico si raccoglie durante gli intervalli delle rappresentaioni. Nei teatri italianai sta di solito all'altezza del secondo ordine dei palchi.

RUOLO

SCENA

SCENOGRAFIA: come precisa Enio Sindona, nei quattro secoli di vita il teatro lirico ha sperimentato vari proggettti scenegrafici: un'imitazione semplice, minuta, fedele, concreta della realtà; un'invenzione astratta, geometrica, complessa, fastosa, insomma architettonica; un'interpretazione simbolica, libera e schematica; una soluzione atmosferica tanto immateriale quanto allusiva e suggestiva. Nata quando la prospettiva vigeva già da secoli, si è subito avvalsa degli effetti scenici degli intermedi cinquescenteschi, dipingendo quinte e fondali con immagini di cieli e di mari, di giardini e di regge, di isole favolose e di luoghi infernali. Poi ha scoperto il fascino dell'angolo, dello scorcio asimmetrico. Quindi, cominciando a servirsi del cosiddetto "rovinismo" (gusto per le rovine), pian piano dal Barocco è passata al Neoclassicismo, non meno spetacolare ma più sobrio e verosimile. Più sensibile il Romanticismo  ebbe la necessità della verosimiglianza già avvertita dall'opera buffa. Con Adolphe Appia e Gordon Craig la scenografia degli ultimi anni dell'800 e i primi del '9000 è illusionistica ma senza più l'ingenuità della scena dipinta. Quando poi, nel pieno '900, agli scenografi puri subentrano i pittori da cavaletto, come Picasso o Giorgio De Chirico, l'interpretazione simbolica o atmosferica ne comincia a far parte, e rimarrà assieme alla soluzione realistica (come quelle di Franco Zeffirelli, Pier Luigi Pizzi, Luciano Damianai, Ezio Frigerio, Luca Ronconi).

SELVA: librettista, compositore e impresario sottoponevano la selva alla censura: era un fitto riassunto dell'opera, un programma steso in prosa che mancando solo della versificaione dava già un'idea precisa del lavoro definitivo.

SIPARIO

SOGGETTO: argomento. Nel teatro di prosa recitare a soggetto significava improvvisare senza canovaccio.

SOVRINTENDENTE (gerente)

SPARTITO

STAGIONE: Nel '600 la pubblica stagione aveva luogo regolarmente durante il Carnevale, a Venezia; meno regolare ma eventualente ancora carnavalesca era poi negli altri centri italiani. Nel '700 la stagione del Carnevale era diffusa in parecchi teatri, e dal 26 dicembre fino al giorno delle Ceneri comprendeva due o tre opere con balli e diverse repliche; qualche stagione motivata per esempio dal concorso di gente a manifestazioni fieristiche, poteva tenersi durante l'Ascensione, la Quaresima, in Autunno. Per il primo '800, fino a che la stagione non diviene una sola, dal 26 dicembre alla Pasqua, dunque Carnevale e Quaresima insieme. Attualmente le stagioni liriche in Italia iniziano abbastanza liberamente ad autunno avanzato (alla Scala l'inizio è fisso per il giorno di S. Ambrogio, il 7 dicembre) e occupano quasi tutta la primavera; nelle città che prevedono festival (Firenze) e stagioni estive (Verona) le stagioni cosiddette invernali sono più brevi.

SUCCESSO

SUGGERITORE: detto anche rammentatore.

TEATRO: fu l'uomo del Rinascimento che, ammirato delle sperienza classiche, provvide alla costruzione dei teatri, dopo il lunghissimo Medio Evo che agli spettacoli non dava specifiche sedi chiuse. Nonostante si seguitasse a far uso di palcoscenici improvvisati, il teatro fu ricalcato sui modelli classici: una gradinata semicircolare antistante la scena architettonica, dunque fissa, come nell'Olimpico di Vicenza, e anche uno spazio inserito fra le due parti per i tornei, come nel Mediceo di Firenze, nell'Obizzi di Ferrara, nel Farnese di Parma. Ma era prossimo il teatro moderno già con la Sala di Bologna, il Falcone di Genova, e altri a Venezia e altre città: una struttura a ferro di cavallo con palchi da affittare per l'intera stagione, platea per gli spettatori della singola serata, palcoscenico per gli spettacoli con scene dipinte e mobili.
In seguito s'arrichisce e si perfeziona con diverse soluzioni per la platea, aree di servizio, aspetti monumentali, portici per le carrozze, ecc. E sorgono l'Argentina di Roma, il Regio di Torino, il Filarmonico di Verona, il Comunale di Bologna, il S. Carlo di Napoli, S. Benedetto di Firenze, la Scala di Milao, la Fenice di Venezia.

TRAVESTIMENTO: fatto teatrale, d'intreccio e non di musica (Le nozze di Figaro è pieno di travestimenti).

UFFICCIO STAMPA (gabinete de prensa)















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