viernes, 16 de septiembre de 2011

RUGGERO LEONCAVLLO

Ruggero Leoncavallo, nato a Napoli il 23 aprile 1857, si differenza dagli altri compositori per la sua educazione culturale ricca e approfondita. Infatti dopo essersi diplomato in composizione, a soli 17 anni andò a Bologna a seguire i corsi universitari di letteratura italiana di Giosuè Carducci, uno dei più grandi poeti italiani e si laureò nel 1878.
Questa preocupazione gli permise di scrivere la maggiore parte dei suoi libretti, con molta cura e impegno.
Le prime due opere furono Chatterton, che fu rappresentata solo nel 1896, e I Medici.
Non riuscendo a fare rappresentare la prima opera, Leoncavallo fu costretto ad andare all'estero dove si guadagnò da vivere, in mezzo a grandi difficoltà, come pianista di caffè concerto, insegnante e compositore di canzonette.
Poi, in cinque mesi, scrisse il libretto e lo spartito de I Pagliacci che, al Teatro Del Verme di Milano, ottenne subito alla prima rappresentazione (17 maggio 1892) un grande successo di pubblico.
Il Prologo dell'opera è molto importante, perché presenta il concetto di Verismo: l'autore si è ispirato alla realtà e ha rappresentato personaggi veri, che si amano e si odiano.
La critica non si espresse favorevolmente per I Pagliacci, così come aveva fatto per Cavalleria rusticana: infatti, per sostenere la creazione di una moderna letteratura da concerto, altrnativa a quella operistica che si credeva ormai vecchia ed esaurita, molti critici non accettavano queste opere che dimostravano invece, come il melodramma fosse ancora capace di attirare molto pubblico.
La succesiva Bohême, rappresenta l'anno dopo l'omonima opera di Puccinim cioè nel 1897, fu accolta senza entusiasmo e lo stesso accadde alle altre compozizioni: Zazà (1900) e Roland von Berlin (1904), commissionata da Guglielmo II.
I contrasti con gli editori, con altri compositori e scrittori, l'insuccesso di tanti suoi lavori amareggiarono molto la vita di questo sfortunato musicista che morì a Montecatini il 9 giugno 1916.

I  Pagliacci, dramma in un prologo e due atti.

L'opera non ebbe tanta accettazione dalla critica sebbene conquistò il pubblico della prima rappresentazione e continua ancora oggi ad affascinarlo per la drammatica sua vicenda, che è presa della realtà quotidiana, per i suoi personaggi passionalmete umani, per il libretto ottimamente sceneggiato e soprattutto per due monologhi: il Prologo e l'arioso Vesti la giubba.
Il dramma in due atti è preceduto da un Prologo in cui Tonio, pagliaccio gobbo, invita gli spettatori a riflettere su quanto vedranno, sul rapporto finzione-realtà.
Nella piazza di un piccolo paesino calabrese arriva una compagnia di comici. Canio sospetta che Tonio cerchi di sedurre Nedda e lo minaccia. Nedda è spaventata: infatti è l'amante di Silvio, e ha paura che il marito venga a sapere della loro relazione. I due si incontrano e sono visti da Tonio, il quale, essendo stato respinto tante volte da Nedda, decide vendicarsi riferendo a Canio l'infedeltà della moglie. Canio si arrabbia con Nedda e chiede il nome dell'amante ma arrivati Tonio e Beppe deve affrettarsi perché la recita sta per cominciare. Canio si trucca e si mette il costume di scena che dovranno coprire il suo dolore.
Si rappresenta la commedia: Colombina (Nedda) è innamorata di Arlecchino (Beppe) che le canta una serenata sotto la finestra. Anche Taddeo (Tonio) piace Colombina, ma lei lo respinge. Arriva Pagliaccio (Canio) che sente Colombina mandare via, di nascosto, ad Arlecchino e furioso chiede il nome dell'amante. A questo punto realtà e finzione si mescolano e la commedia si trasforma in tragredia.

Recitar! ... mentre preso dal delirio
non so più quel che dico né quel che faccio!
Eppur ... è d'uopo ... sforzati!
Bah, sei forse un uom? Tu se' Pagliaccio!

Vesti la giubba e la faccia infarina.
La gente paga e rider vuole qua.
E se Arlecchino t'invola Colombina,
ridi, Pagliaccio ... e ognun t'applaudirà!

Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor ...
Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto
ridi del duol che t'avvelena il cor!

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